HDTV, la televisione in Alta Definizione

HDTV, la televisione in Alta Definizione

Molto prima dell’avvento del segnale digitale terrestre e via satellite, prima ancora della seconda guerra mondiale, il concetto di visione in Alta Definizione occupava i pensieri di ingegneri e tecnici. La ricerca per aumentare la qualità delle immagini ed offrire un’esperienza spettacolare capace di eguagliare, se non addirittura superare, la realtà ha quindi una storia molto lunga. Tuttavia, le prime trasmissioni ufficiali HD in Italia furono effettuate molto tempo dopo: ancora in piena era analogica, la Rai trasmise in alcune sale private gli incontri del campionato del mondo di calcio Italia 90 in HD.

Qualche anno più tardi sempre la Rai produsse in Alta Definizione la fiction Julia & Julia, ma i tempi non erano ancora propizi per la diffusione dell’HD. Il problema era squisitamente tecnico: per apprezzare l’Alta Definizione sono necessari schermi caratterizzati da un rapporto base/altezza “widescreen” (per intenderci, il formato 16:9) ed una diagonale maggiore di quelle all’epoca adottate (superiore, se possibile, ai 32 pollici). Si tratta di dimensioni che i televisori a tubo catodico di allora non potevano offrire: sarebbero stati troppo ingombranti per un normale salotto di casa. Inoltre, per trasmettere l’Alta Definizione in modalità analogica occorreva una enorme quantità di banda.

Bisogna aspettare la prima decade del 2000 perché l’Alta Definizione conosca in Italia un chiaro sviluppo commerciale. Arrivano sul mercato gli schermi piatti LCD (a cristalli liquidi) e PDP (al plasma) di grande diagonale e profondità molto ridotta; viene introdotto lo standard digitale DVB, il quale, grazie alle tecniche di compressione del segnale, permette ai broadcaster di trasmettere l’Alta Definizione attraverso un uso ragionevole della banda.

Nel frattempo la tecnologia dei televisori e dei decoder DTT si è evoluta (oggi tutti i televisori in commercio incorporano il decoder DTT). La gamma di prestazioni funzionali e qualitative offerte, alcune necessarie, alcune desiderabili, altre opzionali, è mirata a garantire una serie di funzioni impensabili fino a pochi anni fa (dalla Guida elettronica dei programmi al doppio audio, ai servizi interattivi) oltre ad una visione di alta qualità: a parità di altezza dello schermo, l’Alta Definizione offre una qualità nettamente superiore per via della dimensione inferiore dei pixel.

L’esercizio operativo dell’Alta Definizione comincia in Italia nel 2006: la Rai trasmette le Olimpiadi invernali di Torino 2006 in HD in via sperimentale su frequenze terrestri a circuito chiuso, a Torino e provincia, destinate alla visione solo in luoghi pubblici. Nello stesso anno Sky, la pay TV via satellite, diffonde ai suoi abbonati la finale di Uefa Champions League e tutte le partite dei mondiali di Calcio Fifa 2006 in Alta Definizione, lanciando poi i suoi primi 4 canali tematici con una programmazione integralmente in HD, diventati oggi 62. Nel 2010 viene lanciato sul digitale terrestre il canale Rai HD che offre una selezione di programmi in Alta Definizione nativa selezionati dai vari canali Rai. Attualmente i canali HD proposti dal digitale terrestre sono 7 (3 Mediaset, 1 RAI, 1 Vaticano, 2 Mediaset Premium), mentre Rai 1, 2 e 3 sono disponibili in HD solo attraverso la piattaforma satellitare free tivùsat.

Dalla definizione standard la televisione italiana sta migrando tutta verso l’Alta Definizione: le tecnologie e i televisori sempre più sofisticati consentono di attirare in maniera crescente l’interesse degli spettatori, “invitando” i broadcaster a confezionare i loro palinsesti con programmi in Alta Definizione. L’attenzione (e la competizione) si concentra ora sui contenuti.